SALA ESPOSITIVA
L’opera d’arte non è solo una espressione artistica,
ma un “vero e proprio luogo teologico”
La sala espositiva
del monastero è stata concepita prima di tutto con l’intento di preservare la memoria della provenienza delle opere dai tre monasteri domenicani il cui patrimonio è qui confluito. Contraddistinti da tre colori caratterizzanti ciascuno uno dei tre luoghi di provenienza, i tre nuclei di opere si distinguono sia per essere viva testimonianza della profonda spiritualità domenicana, sia per essere stati realizzati, nel corso dei secoli, da artisti che in modo ricorrente lavorarono per i monasteri dell’ordine domenicano, sia maschili che femminili. Per questo il percorso inizia con l’esposizione delle opere provenienti dal monastero di Santa Maria della Neve a Pratovecchio dove, oltre al ritratto del fondatore, don Vincenzo Galassi, trovano spazio il ricordo delle prime monache entrate nel monastero nel 1567 e la tavola della Madonna della Neve, realizzata agli inizi del XV secolo per l’omonima Compagnia sulla quale venne fondato il monastero. In questo spazio, dove sono esposti anche tanti oggetti utilizzati nel corso dei secoli dalla comunità, è esposta anche una grande tela con la Visione mistica di San Francesco del pittore fiorentino Pier Dandini (1646-1712). Nella grande sala sottostante il percorso continua presentando altre opere del monastero di Pratovecchio, tra le quali una grande Annunciazione di scuola fiorentina degli inizi del Seicento e una Santa Caterina da Siena in preghiera della bottega di Cristofano Allori (1577-1621).
“Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. (…) Ricordatevi che siete i custodi della bellezza nel mondo” (san Paolo VI). Ci si potrebbe chiedere a cosa serve la Bellezza, l’arte, quando molto spesso sembra che il mondo possa avere ben altre esigenze. Eppure la Bellezza è un bisogno, non è qualcosa di cui si possa fare a meno. Ed è proprio il Bello, in ogni sua forma, che può donare un messaggio di speranza, rimandando a ciò che di più profondo c’è nel cuore dell’uomo e risvegliando la sua sete di Assoluto, di infinito. “L’arte è fatta per turbare, mentre la scienza rassicura”, diceva l’artista G.Braque. Ed è così: mentre la scienza cerca risposte, l’arte suscita domande e spinge ad andare al cuore delle cose, alla loro essenza. Soprattutto, le opere d’arte sacra, non sono mai solo una pura espressione artistica, ma contengono in sé una ispirazione, una intuizione che trae la sua origine e la sua fonte nel cuore dell’uomo, dove si nasconde quella scintilla creativa che, come dice san Giovanni Paolo II, è una scintilla divina. Per questo l’opera d’arte non è solo una espressione artistica, ma un “vero e proprio luogo teologico” (M.D.Chenu op).
La sala espositiva non è quindi solo espressione artistica, ma diventa anche luogo teologico di predicazione e trasmissione del messaggio evangelico, così come ci viene richiesto dalla nostra spiritualità domenicana: contemplare e portare agli altri il frutto di questa nostra contemplazione.
Custodire per trasmettere. Sono opere, quindi messaggi, che noi stesse abbiamo ricevuto, e che a nostra volta vogliamo trasmettere.