Piccole Luci

 

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Accoglienza

Accoglienza in foresteria

La provvidenza organizza
la tenerezza di Dio accompagna

Il monastero è la casa di tutti coloro che desiderano trascorrere alcuni giorni nella condivisione semplice dei nostri spazi per un’esperienza di ascolto, di preghiera, di ricerca, o semplicemente per un tempo privilegiato di riposo del corpo e dello spirito. La nostra comunità ha una cura particolare dell’ accoglienza e, pur nel rispetto della totale di libertà dei nostri ospiti circa la partecipazione ai momenti di preghiera, siamo veramente felici di condividere con loro la liturgia che, spesso, si rivela come un momento incisivo, forte e veramente fecondo per le loro vite.

Tempo privilegiato di incontro, scambio e fraternità è, sicuramente, quello dei pasti. L’occasione di dialogo e la grazia della conversazione, in questo frangente, nasce dal fatto che noi stesse serviamo a tavola i nostri ospiti con cibi semplici ma preparati con amore e cura.

Tutti coloro che lo desiderano, possono avere colloqui personali con una o più monache e possono chiedere, prima di arrivare al monastero, di essere accompagnati spiritualmente durante i giorni della permanenza. La foresteria accoglie anche gruppi che si autogestiscono e, pur dando sempre la precedenza a chi desidera trascorrere alcune giornate di preghiera e silenzio, accogliamo anche coloro che si fermano da noi solo per motivi turistici. Il monastero è come un porto nel mare e vi approdano i pellegrini della vita: uomini e donne, famiglie e singoli, giovani e anziani, laici, sacerdoti e religiosi spinti dalla provvidenza e accompagnati dalla tenerezza di Dio. Ognuno è per noi un dono del Signore che continuiamo a custodire nel cuore e nella preghiera, anche dopo la partenza dal monastero. E siamo rispettose sia delle parole che dei silenzi dei nostri ospiti, del loro desiderio di condivisione o del loro bisogno di riservatezza.

Durante i weekend in cui organizziamo incontri particolari di spiritualità  a causa del numero limitato di posti letto (circa 21), accogliamo solo coloro che aderiscono agli incontri stessi.

Nella foresteria ci sono camere da 1, 2, 3, 4, 10 letti, con servizi privati. Il refettorio può ospitare fino a 30-35 persone. I pasti sono serviti secondo l’orario della comunità (pranzo nei giorni feriali: 12.30; pranzo della domenica: 12.15; cena: sempre alle 19.20). La colazione è self service (con orario libero).

 Il clima dei pasti è, in genere, molto gioioso e fraterno. Si richiede di mantenere un’atmosfera gioiosa e, insieme, rispettosa dell’ambiente monastico e si raccomanda la puntualità, nel rispetto delle consuetudini monastiche.
I gruppi possono utilizzare, per i propri incontri, la sala conferenze “S. Domenico”.

Prima della partenza, si richiede di rimettere in ordine i luoghi utilizzati per i pasti e gli incontri.
Gli orari per informazioni e prenotazioni via telefono sono i seguenti:
Mattina: 9-11.30
Pomeriggio: 15.30-17.30
Sera: 20.15-21

A te giovane

Le profondità del mare non le puoi dire

Puoi solo “viverle”!

Ho visto una luce particolare nei tuoi occhi, quando ti ho incontrata. Eri ribelle, ostinata. Talvolta ferita.
O spensierata e così allegra che era facile intravvedere quanta croce aveva già vissuto la tua giovane esistenza. Oppure cercavi, semplicemente, la vita: ne avevi sete profonda. Ma nella luce dei tuoi occhi ho visto anche una promessa, una speranza e una profonda verità: sei amata! E sei rimasta senza fiato quando hai scoperto che c’è chi continua a credere in te, quando hai sbagliato; c’è chi ha fiducia nei tuoi passi, quando sono ancora incerti; c’è chi fissa lo sguardo sulla bellezza del tuo cuore e non sulle tue ferite e le tue fragilità.

Gesù, vedendo le folle, sale sul monte. Hai presente questa pagina del vangelo? E’ un racconto un po’ strano, surreale. Gesù esalta ciò che sembra veramente indesiderabile! Se però leggi attentamente, c’è qui l’invito alla fiducia e alla speranza. C’è la storia di scelte strane, molto particolari, direi persino avventurose! In quel racconto, Gesù è il nuovo Mosè che regala ai discepoli la legge nuova dell’amore.

Questa scena del vangelo mi ricorda le rocce calde e frastagliate della costa di Castelsardo. Da una di queste rocce, ero solita osservare la profondità del sottofondo marino, grazie alla limpidezza dell’acqua azzurra e trasparente. In attesa di tuffarmi. La folla schivava quell’angolo di paradiso e io stessa tentennavo di fronte a un’emozione, a uno slancio che, in realtà, non richiedeva tanto coraggio. In fondo, penso fosse alla portata di qualsiasi, ordinario nuotatore. Ma quando ti ritrovi lì, sul bordo della roccia, puoi attendere delle ore in attesa di trovare in te un pizzico di coraggio che ti spinga a osare. Solo allora «vivrai» veramente il mare.

Le beatitudini sono un tuffo nel mare di Dio. Desideri lanciarti lì dentro, ma una paura ti trattiene ai confini del messaggio evangelico. Fermo, aggrappato alle tue sicurezze, sogni la libertà mentre temi un piccolo atto di coraggio. Intravedi la bellezza e verità delle parole di Gesù, ne senti l’ampio respiro, eppure resti attaccato alla roccia frastagliata e scomoda delle tue apparenti sicurezze. Hai bisogno di deciderti, o di qualcuno che ti dia un incoraggiamento. Qualche volta, persino una spinta.

«Sotto l’azzurro fitto del cielo, qualche uccello di mare se ne va, né sosta mai, perché tutte le immagini portano scritto: più in là» (E. Montale). Cosa è questo «oltre», se non la libertà di chi non si ferma più alla fredda razionalità, ma si lascia spingere verso ciò che ancora non conosce ma, in realtà, già intuisce?

Purtroppo, però, tutti noi ne siamo poco capaci. È per questo che le beatitudini sono più dono che conquista: sono il regalo gratuito di Dio che ti viene incontro attraverso le vicende della vita. Il dono di un «oltre» che da sola sei incapace di raggiungere. E a volte persino di sognare. Sono il regalo di una libertà di cui senti il profumo e che un giorno speri di respirare. Sì, c’è qualcuno che ci sostiene in questo cammino. Ci prende per mano e ci conduce là dove desideriamo andare. Forse, senza saperlo. C’è qualcosa o qualcuno che, nella vita, ci dà la spinta giusta. Una spinta che, al momento, ci fa male, ma poi ci permette di immergerci in un mare di freschezza, di limpidezza, di bellezza. Di silenzio profondo e libertà. Nessun silenzio è pacificante e riposante come quello delle profondità del mare; nessuna parola è liberante come quella di Gesù.

Nessuno sceglie di vivere le beatitudini. Nessuno è capace di viverle! Sembrano parecchio stravaganti! Eppure, sono il ritratto di un Dio che è fantasia, creatività, pienezza di vita. Non si possono comprendere, perché le profondità del mare non le puoi dire: puoi solo viverle. Solo Dio può regalarci, un giorno, questa esperienza.

E tutti noi, a volte, facciamo piccole immersioni in questo mare profondo. Abbiamo paura di tuffarci, ma è la vita che ci butta dentro, a volte persino con violenza. Chi di noi è capace di essere povero in spirito? Chi di noi pensa che la consolazione di Dio sia beatitudine? Chi di noi sente che se risponde al male col bene, erediterà la terra? Chi di noi preferisce allargare il cuore e fare esperienza del perdono di Dio, piuttosto che creare barriere e muri che lo separino inesorabilmente da Dio e dai fratelli, attraverso giudizi e condanne? A volte, però, lo sai bene!, la vita ti spinge fortemente verso questa esperienza di libertà, e lo fa mettendoti davanti a prove, scogli, difficoltà, delusioni, tradimenti. Le crisi e i turbamenti, allora, possono diventare condanna, oppure un trampolino di lancio verso un «oltre» che, da soli, non raggiungeremmo mai.

Tuffarsi è un po’ morire. È rischiare. Ma «se uno non ha scoperto qualcosa per cui è disposto a morire, non è degno di vivere» (M. L. King). Uno dei mali del nostro tempo è stare ai margini della vita, per paura di osare ciò che ci appare impossibile, rischioso, arduo. Ma è una libertà di cui ci parlano gli uccelli del cielo, i pesci del mare. Ce ne parlano, soprattutto, i bambini. Che non hanno passato, e attendono con fiducia il futuro. Beati i bambini, che ci insegnano la gioia dell’abbandono e della fiducia! Beati i bambini, che a volte sono felici di cadere, perché sanno che godranno della consolazione della mamma e del babbo! Beati i bambini che, pur essendo a volte molto egoisti, comprendono meglio di noi che essere piccoli è un grande privilegio. Beati i bambini, che hanno un unico pensiero, un unico intento, un’unica faccia: la loro purezza di cuore li apre alla visione di Dio. Beati noi se diventeremo bambini. Con la loro stessa fiducia nella vita. Questa è la via del vangelo. Questa è la via dei santi. E questa è la via in cui Gesù ti aspetta per ascoltare la tua sete e per parlare al tuo cuore. Per svelarti il Suo sogno sulla tua vita.

 Se vuoi conoscere un po’ di più la nostra vita scrivi a discernimento@monasterodomenicane.org